Il percorso artificiale | dall'uomo per l'uomo

Alla fine di questa breve indagine, che cos'è il percorso artificiale? 
È noto come il susseguirsi infinito di punti, se congiunti, diano origine ad una retta, una linea, che ha il potenziale di diventare segno, oggetto, luogo, il quale, se attraversato, assume la denominazione di percorso in ogni forma. 
È così che si genera una prima definizione di percorso artificiale il quale trova una sua primitiva forma nella linea e nel segno. Il segno però, in dipendenza al supporto sul quale viene posto, ha il potenziale di diventare oggetto architettonico e urbano, oggetto di design e arredamento o bene culturale. Ció che è ulteriormente noto è però che più segni compongono un disegno più o meno razionale e organizzato come i disegni di Piet Mondrian o come la planimetria di New York: griglie, organizzazioni perpendicolari del segno che in alcuni casi si fanno promotori di speculazione concettuale e che rivendicano la superiorità della costruzione mentale sulla realtà. Ma il percorso artificiale diviene oggetto artificiale con la nascita della strada solo conseguentemente alla nascita della ruota. Attraverso tale oggetto urbano il percorso artificiale si fa definizione materiale della geometria longitudinale elementare per planimetria e altimetria; ma non solo. Si caratterizza anche della capacità di essere trascendente dall'oggetto diventato totalmente non reale, non tangibile ma rendendosi promotore di un percorso intellettivo di ricerca e di trasporto emozionale
Il percorso artificiale si presenta quindi essere terra fertile, padre di influenze incrociate che si risolvono in ibridi di successo in cui la scarsa capacità di attirare l'attenzione e, in alcuni casi, il suo scarso utilizzo del mezzo, si combinano in un'ampia ricettività della sfera pubblica diventando oggetto ad uso del pubblico: lo si tocca, lo si usa, lo si consuma, lo si restaura nel tentativo di ricondurlo al naturale, lo si sporca, lo si pulisce, lo si dimentica. 
Ho tentato di indagare i topic delle mie domande al fine di constatare in modo univoco quanto il percorso artificiale sia alla base del concepimento di ogni oggetto fisico, quasi a rendere una celebre frase dell'atleta statunitense Jesse Owens: " Non importa cosa trovi alla fine della corsa, l'importante è quello che provi mentre stai correndo. [...]", fino ad arrivare alla conclusione che il percorso artificiale, non reale, non sempre si identifica con un oggetto ma che esso stesso nasce dalle cose, da ciò che esiste e dal percorso che si compie al fine che la cosa esista.

Dall'uomo per l'Uomo. 

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