Emilio Isgrò | La Cancellatura come determinazione di un percorso artificiale


L'idea che L'Arte fosse qualcosa di diverso dall'essere un oggetto capace di esser appeso al muro piuttosto che un taccuino scritto, scarabocchiato e cancellato, una poesia, una casa, una canzone, è sempre stato un errore. Nelle sue vaste forme si è sempre posta come discussione, come crescita, come processo formativo e conoscitivo le quali forme hanno sempre consentito la libera circolazione di idee.
Nei primi anni Sessanta Emilio Isgrò, esponente dell'arte italiana tra il XX e XXI secolo, al tempo lavorava come giornalista presso il principale quotidiano di Venezia " Il Gazzettino"e si occupava della sezione cultura. Nell'osservazione della correzione di un articolo, si accorse che le cancellature, in qualsiasi modo fossero applicate, si rivelassero inevitabilmente più forti delle parole nell'intricato gioco che queste descrivevano sulla pagina: una rivelazione che intraprese la radicale via dell'arte.
Piuttosto di corrispondere all'immagine di consumo esasperata poi dalla Pop Art, la cancellazione consentì alle parole di rafforzarsi, fino a diventare oggetto emancipato e deterministico di un percorso artificiale all'interno di un tessuto di termini già consolidato. Un'energia che si era affievolita ma che con l'operato di Emilio Isgrò  tornò alla ribalta, diventando azione che interferiva con l'intero sistema di comunicazione benchè non fosse più solo strumento di correzione ma rappresentazione di un oggetto in quanto pensato, progettato e prodotto. Così facendo la cancellatura non solo non diviene mero gesto ma si prende la responsabilità di non rendere passivo lo spettatore promuovendo la lettura  come percorso individuale, lontano dall'essere pura contemplazione.
La parola, strumento del poeta, dello scrittore, perché scelta a seconda dello scopo, diviene oggetto del percorso "riscritto" che vede come soggetto attivo la cancellazione intesa come premessa indispensabile dell'affermazione. Succede un pò come anticipava Mallarmè indicando come suprema possibilità di poesia la volontà di lasciare come ultima la pagina bianca. La cancellazione dunque, agendo sulla potenza della parte costituente la comunicazione, diviene interruzione ma al contempo generatrice di un percorso altro, artificiale, nuovo, di lettura che segue un orientamento modificato generando un segno relazionale in grado di cambiare continuamente.
La lettura in questo senso diviene un percorso artificiale che si erge sulle tracce che permangono sul foglio attraverso un segno, una linea e si fa carico di rivitalizzare il contesto attraverso la pubblicazione di un nuovo messaggio.

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